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Crosby & Nash: dal passato con furore (intervista di Suono, 2004)


A difesa dell’ambiente e del diritto d’opinione i leggendari alfieri del folk-rock californiano si rimettono in gioco cantando contro le scorie nucleari, la Enron e la guerra in Iraq. Il nuovo album Crosby & Nash arricchito dalle proverbiali atmosfere vocali del duo riapre un sodalizio interrotto da trent’anni fra sogni e ideologie spezzate… La musica, le atmosfere vocali, i versi, le idee e gli slogan del sessantatreene David Crosby, il santone per eccellenza del flower power californiano ex-Byrds anima la politica antimilitarista di CSN&Y e del sessantaduenne Graham Nash di Manchester ex-Hollies emigrato negli States alla fine dei sixties tornano oggi di stretta attualità. Quasi fossero dei teenager in cerca di gloria, queste due leggende della musica popolare americana si sono rimesse in gioco girando l’America su di un bus carico di finti volantini elettorali che invitavano la gente a votare per l’uno o per l’altro. In un paese turbato da scandali, da attentati terroristici, dalle scorie radioattive che inquinano l’ambiente e da guerre impopolari dove la posta in gioco è sempre molta alta, Crosby & Nash sono sul sentiero del dissenso totale che condanna ogni forma di ingiustizia e di violenza. Oggi ci sono gruppi che fanno un disco ogni otto mesi mentre il duo ha lasciato trascorrere quasi trent’anni da Wind on the water e Whistling down the wire: ma a loro non pesa perché affermano con fierezza che: “I tempi rilassati sono i tempi dell’artista vero…” Pur funestati da incidenti (Nash tempo fa si è rotto entrambe le gambe sul surf alle Hawaii bloccando la reunion concertistica di CSN&Y) e dal pungolo satirico della stampa americana (appare certa la notizia che il seme congelato di Crosby sia misteriosamente finito nell’utero della cantautrice gay Melissa Etheridge), i due artisti continuano a far parlare del loro impegno sociale. Di recente Nash ha pubblicato un bellissimo book fotografico in bianco e nero in parte dedicato agli orrori del Vietnam (Eye to eye) mentre Crosby continua a lavorare al suo libro Stand and be counted e a un programma televisivo che mostra l’attivismo sociale degli artisti contemporanei impegnati nella campagna a supporto della riforma finanziaria del paese. Il nuovo doppio CD Crosby & Nash ci restituisce oggi le proverbiali armonie vocali del duo poste a sostegno dei diritti civili, l’ingiustizia sociale, l’odio per la guerra, le speculazioni delle corporazioni governative e i depositi di scorie nucleari…

È stato difficile tornare a lavorare insieme come duo?
Graham Nash: Attualmente stiamo continuando a scrivere delle nuove canzoni. Io e David non registravamo un disco insieme da ventisei anni. Avevamo il desiderio di confrontarci con il nostro pubblico e di respirare con i nostri sentimenti e le nostre idee. In passato siamo sempre stati impegnati con Stills dedicando anche tre o quattro anni a un solo progetto.
David Crosby: Credo che l’ispirazione nasca ciclicamente nel cuore della gente. Almeno nel mio caso è quello che si verifica. Viceversa se penso insistentemente a un tema non mi viene mai una melodia precisa. Oggi è tutto diverso e questo album rappresenta per noi una vera e propria rinascita. Ci sono un mucchio di canzoni che sono rimaste fuori dalla selezione del doppio CD. Personalmente ho sentito la fiamma dell’ispirazione cantando nelle session di Songs for survivors che Graham ha realizzato due anni fa perché le parole di Liar’s nightmare erano così sincere e pregne di fuoco e di passione. Il suo album è stato coprodotto da Russ & Nathaniel Kunkel così siamo entrati in studio mettendo a contatto James Raymond e Jeff Pevar dei CPR con the Section (Lee Sklar al basso e Russ Kunkel alla batteria - n.d.r.) che in passato ha marchiato a fuoco centinaia di sessions di James Taylor, Jackson Browne e di Crosby & Nash (!) creando un gap generazionale interattivo che ha coinvolto anche il chitarrista Dean Parks collaboratore degli Steely Dan.

L’album ha avuto una lunga gestazione?
Crosby: No abbiamo completato l’album in un mese. Le strumentazioni elettroniche e i protools di Nathaniel sono quanto di meglio esista oggi perché rappresentano la dimensione per eccellenza dell’arte. Del resto se affitti uno studio devi prenotare il personale, le apparecchiature e le strumentazioni e non hai alcun controllo su quello che accade in sala di registrazione. Tutto quello di cui avevamo bisogno era di chiuderci fra quattro mura dove puoi parlare, guardare e ascoltare tutti i musicisti, i producers e gli ingegneri del suono. Riunire tutti in una stanza è la situazione ottimale per la nostra musica.
Nash: Se lavori con dei grandi musicisti non senti mai il bisogno di spiegare quello che vuoi fare: devi solo far sentire la tua voce e tutto accade quasi per magia.

L’aspetto più interessante del nuovo album è l’interazione compositiva che si è creata nel team…
David Crosby: Io ho composto molte altre nuove canzoni, James Raymond ne ha scritte altre due e molte altre sono nate semplicemente quand’eravamo tutti insieme in studio. Non so esattamente quale sia il motivo per spiegare questa ciclicità creativa ma accade semplicemente perché lo studio di Nathaniel si trasforma ogni volta in un palcoscenico virtuale dove ognuno si sente libero di esprimere e cantare quello che pensa…
Nash: Ad esempio Don’t dig here è nata istantaneamente mentre James Raymond leggeva un quotidiano che parlava della Yucca Mountain. In questo album abbiamo collaborato moltissimo fra di noi. Io ho scritto canzoni con Dean Parks e Kunkel e un paio di ballate con il figlio naturale di David. Nessuno di noi è più legato al noioso gioco del cantautore che ripete il solito slogan del tipo: “Questa è la mia canzone e rappresenta il futuro della mia casa editoriale!” Un giorno David è dovuto andare d’urgenza dal dentista ma noi abbiamo continuato a suonare scrivendo Milky way e quando lui è tornato in studio si è limitato a cantare la sua parte… Casualmente ho cantato a Jeff Pevar il riff di Jesus of Rio, una canzone che mi girava per la testa da molti anni e lui ha trovato subito gli accordi per registrarla insieme a James Taylor. Crosby & Nash è nato in questa atmosfera di assoluta libertà espressiva. Non era importante se i due leader del gruppo fossero presenti perché la musica andava avanti da sola. Quando ci siamo accorti che avevamo registrato venti canzoni ho invitato tutti i componenti del team nella mia casa alle Hawaii dove abbiamo remixato le basi in assoluto relax di fronte alla spiaggia di Hanalei…

Perché avete deciso di affidarvi alla Sanctuary Records?
La cosa più importante era che la Sanctuary amava le nostre nuove canzoni. Ho chiesto aiuto al grafico Kinski Gallo per consentire ai nostri fan di scaricare il download delle liriche delle canzoni dal nostro website (www.crosbynash.com). La Sanctuary è nata in Inghilterra come una compagnia di management trasformandosi gradualmente in una casa discografica attenta soprattutto alla qualità della musica. Nel nostro caso era quasi assurdo affidarci alle complesse superstrutture delle multinazionali…

Nel nuovo album esistono dei brani dedicati a persone molto speciali…
How does it shine è dedicata a Stephen Stills e Michael è una rievocazione instintiva e vigorosa del talento chitarristico dello scomparso Michael Hedges che oltre ad aver collaborato con noi è uno dei chitarristi americani che ho sempre ammirato moltissimo. I surrender è invece composta dal nostro caro amico Marc Cohn.

Il brano Live (on the wall) sembra avere una base esotica ispirata dal mondo asiatico…Personalmente sono un accanito collezionista di poesie e di poemi del Vietnam scritte prima, durante e dopo la guerra. Adoro il poeta Nguyen Duy. Parte delle foto in bianco e nero del mio libro fotografico Eye to eye sono dedicate alla sofferenza e allo spirito di sopravvivenza del popolo del Nord Vietnam.

Cosa ne pensate del fatto che il senatore Marilyn O’Grady indispettito dall’esplicito appoggio di Bruce Springsteen al candidato John Kerry ha registrato lo spot televisivo Boycott the boss invitando il popolo americano a non comprare i suoi dischi?
Crosby: Da quel giorno la sua canzone No surrender è diventata un vero e proprio inno per il candidato dei Democratici. È quantomeno sintomatico e anacronistico che si sia arrivati a questo proprio nella terra dove l’opinione personale è sempre stato uno dei diritti civili più rispettati.

Qual è la vostra posizione nei confronti della guerra in Iraq?
Noi siamo contrari a ogni tipo di violenza e di conflitto armato. Alla fine degli anni sessanta scrissi con imbarazzo adolescenziale Draft morning per Notorious byrd brothers dei Byrds tornando più volte sull’argomento con Paul Kantner e CSN&Y. Nei primi anni settanta Young & Nash registrarono un singolo intitolato War song e Graham incluse Military madness in Songs for beginners. Io sono da sempre un antimilitarista accanito quindi condanno le operazioni in Serbia, in Afghanistan e in Iraq. In America la maggior parte dei riservisti è gente che va a combattere solo perché non ha un lavoro o un reddito stabile. Per loro è l’ultima spiaggia e spesso non tornano più a casa. Il conflitto in Iraq è assolutamente pretestuoso, falso ed è quasi più stupido del Vietnam, una guerra che ho odiato con tutte le mie forze…

Nel periodo della campagna elettorale siete entrati simbolicamente in politica scendendo per le strade per sfidare alle prossime presidenziali i due candidati George W. Bush e John Kerry…
Una situazione insostenibile. Alcuni anni fa Graham saturo dalle inquisizioni di un governo imperialista si è trasferito alle isole Hawaii. È tutto sbagliato. Da almeno quindici anni la politica della Casa Bianca va in una direzione opposta ai desideri della gente comune che vive in America. Basta vedere quello che è successo in Nevada. Praticamente appoggiata dal governo la Enron il colosso del gas naturale, dell’elettricità e delle telecomunicazioni è finita al centro di un grande scandalo finanziario. Il brano They want it all esprime il nostro sdegno di confronti di tutte le corporazioni nate solo per sfamare l’incredibile cupidigia governativa e di certi affaristi senza scrupoli. In Nevada hanno riempito la Yucca Mountain di scorie nucleari radioattive e con una sola schifosissima firma il nostro amato governo ha deciso che quel veleno mortale resterà lì per trentamila anni contaminando irrimediabilmente l’ambiente del pianeta. Sull’impeto di rabbia e sconcertazione totale abbiamo scritto di getto i versi di Don’t dig here. In prossimità delle presidenziali abbiamo dato una ventina di concerti nei teatri delle maggiori città statunitensi preceduti da veri e propri comizi elettorali…

Qual è stato lo slogan più divertente che accompagna la pubblicità di “Votate Crosby” o “Votate Nash”?
Sul nostro website avevamo creato uno speciale coupon che assicurava a tutti i nostri sovvenzionatori la possibilità di trascorrere una notte alla Casa Bianca! In caso di vittoria lo stato avrebbe dato soldi gratis a tutti. E a chi ci ha chiesto chi di noi avrebbe fatto il Presidente ho risposto: un giorno io, un giorno Graham…

di Sergio d'Alesio da Suono, 2004

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