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Motion Pictures

di Salvatore Esposito da JAM

Viaggio attaverso la filmografia di Neil Young tra grandi registi e il suo alterego, Bernard Shakey.

Parlando della carriera artistica di Neil Young spesso si ci limita ad esaltarne le sue doti di cantautore ma in pochi evidenziano che l’eclettismo, che caratterizza i suoi dischi, si è esteso nel corso degl’anni anche al cinema e questo non solo perché molte delle sue canzoni procedono per immagini che sembrano uscite dal copione di un film, quasi tentasse di cristallizzare l’immaginario che si cela dietro ai suoi testi. E’ probabile che negl’anni questa esigenza sia mutata, ma siamo certi che quando nel 1972, uscì nelle sale il suo primo film, Journey Throught The Past (uscito per la neonata Shakey Pictures, la sua casa cinematografica), fu proprio questo desiderio a spingerlo in quest’avventura. Il film narrava la storia di The Graduate (impersonato da Richard Lee Patterson), alter ego dei pensieri del canadese. Il film, mescola in una sorta di non-sense voluto, varie immagini quasi fossero un viaggio metafisico all’interno della società americana e di tutte le sue contraddizioni. A mescolare le carte c’è la sua musica e diverse immagini inedite di concerti con i Buffalo Springfield, CSN&Y e come solista (fu pubblicata su doppio lp anche la colonna sonora ma non è mai stata ristampata), che fanno da contrappunto al disagio di The Graduate, verso la società e più in generale la vita. Lo scarsissimo successo del film nelle sale, spinse Neil a non pubblicare il film nemmeno su VHS negl’anni successivi ad accantonare per un po’ l’idea del cinema ma era solo una pausa momentanea. Nel 1976, in occasione del tour in Europa e in Giappone con i Crazy Horse, Neil decise di realizzare un film (ancora inedito) che metteva insieme brani registrati durante i concerti al Budokan di Tokio e all’Hammersmith Odeon, nonché uno spezzone in cui lui si esibisce in anonimato all’uscita della metropolitana di Londra. Tre anni dopo torna nei panni del regista, firmando il suo capolavoro ovvero Rust Never Sleeps, film-concerto che documentava la perfomance di Neil Young e dei Crazy Horse al Cow Palace di San Francisco del 22 ottobre 1972. Ciò che rende questo film è il susseguirsi di suggestioni che vedono protagonista Neil alle prese con folletti incappucciati, mastodontici amplificatori, enormi armoniche, il tutto condito da effetti speciali che si mescolavano alle varie canzoni prima nel toccante set acustico poi nel travolgente set elettrico. Se Rust Never Sleeps ebbe un enorme successo, lo stesso non si può dire di Human Highway, commedia fantascientifica diretta dallo stesso Young, che segnava il suo ritorno al cinema in senso stretto. Il film vede lo stesso canadese come protagonista nel ruolo di Lionel Switch, un benzinaio un po’ idiota, mentre nei ruoli di contorno troviamo ancora Dean Stockwell, Russel Tamblyn, Dennis Hopper, Sally Kirkland e i Devo, protagonisti con Neil di una versione post-punk allucinanta di Hey Hey, My My. Anche questa volta il successo fu scarsissimo, ma Neil nel 1995 autorizzò la pubblicazione su VHS. L’anno seguente, Neil fu protagonista di un nuovo film-concerto, diretto questa volta da Michael Lindsay-Hogg, che documentava il concerto tenuto dal canadese a Berlino Ovest il 19 ottobre 1992, l’ultima data del tour europeo della Trans Band e per l’occasione fu composto un brano ancora inedito su cd, After Berlin. Più o meno contemporaneo è Solo Trans, altro film (pubblicato solo su Laser Disc) che vedeva Neil protagonista di un divertente concerto sul palco insieme ai Redwood Boys e ai The Shocking Pinks. Durante il tour del 1987 Neil realizzò due film ancora inediti, In A Rusted Out Garage che lo vedeva ancora al fianco dei Crazy Horse sul palco, quasi a voler ripercorrere i fasti di Rust Never Sleeps, e Muddy Tracks un documentario girato dallo stesso Young con una telecamera a mano che mescolava i vari momenti nel backstage comprese le liti con la sua band. Nel 1989 Neil in supporto a Freedom, pubblica anche un breve filmato di circa 30 minuti, girato dall’attore Timothy Hutton, che mette insieme alcuni stralci del tour acustico di quell’anno. Imperdibile, per carica energetica è Weld, altro film-concerto del 1991, che vede ancora Neil protagonista di un ritorno in grande stile sul palco con i Crazy Horse. Se Weld è un monumeto al Neil elettrico, l’MTV Unplugged del 1993 dovrebbe esserlo per quello acustico, ma per certi versi è penalizzato dai limiti televisivi della popolare serie di qualche anno fa. Due piccoli gioielli sono poi The Complex Session del 1995, diretto da Jonathan Demme e che documenta una session di Neil con i Crazy Horse in supporto al disco Sleeps With Angels, e Year Of The Horse del 1997, film diretto dal grande Jim Jarmusch, che mescola interviste, backstage, e frammenti di concerti dal 1976 al 1987, in una celebrazione a tutto tondo e definitiva del mito di Neil Young con i Crazy Horse. Se Unplugged era stata un occasione mancata lo stesso si può dire di Silver & Gold del 1999, che ritrae Neil in acustico in una performance di grande qualità, ma troppo breve e con pochi classici. Il nuovo millennio si apre per Neil sia con il tentativo abortito di un film concerto con CSN&Y per celebrare la loro reunion, sia con Red Rock Live, film concerto che lo vede al fianco della sua Friends & Relatives Band sul palco del Red Rocks Amphiteatre. Un discorso a parte lo merita il progetto Greendale, una musical novel interamente concepita da Neil Young e vissuta in varie forme dal disco elettrico al libro passando per il fumetto fino ad arrivare al film musicale che aveva la particolarità di essere doppiato dallo stesso Neil che cantava i brani del disco. Difficile dare un giudizio artistico su questo complesso progetto, certamente lo scarso successo riscontrato non ripa degli sforzi fatti da Neil per portare avanti un progetto così complesso. Un occasione persa? Forse, ma certo un lavoro del genere non è da tutti.  Più recente, è il bellissimo Heart Of Gold, film-concerto diretto ancora da Jonathan Demme, che documenta due concerti di Neil, con la Pririe Wind Band, al Grand Ole Opry di Nashville, e rappresenta la massima celebrazione dell’amore di Neil Young per il country, quasi quel cerchio aperto da Harvers si fosse chiuso. 

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