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Seasons Of Change: Speciale Richie Furay

di Salvatore Esposito da JAM

Membro fondatore dei Buffalo Springfield e dei Poco, Richie Furay aveva volutamente fatto perdere le sue tracce privilegiando la vita religiosa al servizio della sua comunità religiosa. La pubblicazione di Heartbeat Of Love, il suo album di ritorno al mainstream, ha permesso di riscoprire uno dei padri del country rock degl’anni settanta.


Nonostante fuori il vento impazzi e la neve stia scendendo copiosa su Rocky Mountains, Colorado, Richie Furay ci ha dedicato un po’ del suo tempo per parlare del suo nuovo disco Heartbeat Of Love e della sua carriera. La nostra chiacchierata parte proprio dalla sua lunga pausa dalle scene e da questo come back album: “Prendermi una pausa dal mainstream non era quello che volevo ma gli impegni con la mia chiesa hanno avuto la priorità nei successivi vent’anni da quando sono diventato pastore. Negl’ultimi dieci anni ho registrato solo musica “religiosa”, ma nulla per il grande mercato, tuttavia avevo composto con il mio co-autore alcune canzoni nuove da registrare ma non ero certo se era opportuno farlo o meno. Ora è come un ricominciare daccapo perché la gente conosce le band in cui sono stato ma non ha familiarità con me personalmente. Una volta ascoltata la voce tutto ritorna, ma è come se dovessi ripresentarmi ad un nuovo pubblico. Quando io faccio concerti è bello avere canzoni nuove da presentare piuttosto che fare brani vecchi. Allo stesso modo è fantastico avere al mio fianco, Jesse, mia figlia più piccola che canta sia nel nuovo disco sia in concerto”. Viene quasi spontaneo, dunque, chiedergli come si è arrivati alla realizzazione del disco: “Avevo appena finito di registrare I Am Sure (Il suo ultimo disco a carattere religioso ndr) a Nashville e sono ritornato lì per il DVD della reunion dei Poco. Mentre stavamo provando Let’s Dance Together, il mio amico Peter van Leeuwen mi ha detto che era una delle canzoni che preferiva e io gli ho risposto che era una delle canzoni che mi sarebbe piaciuto registrare di nuovo se avessi fatto un disco maistream. Di lì a poco, grazie all’aiuto di Peter, abbiamo pianificato le sessions per questo disco”. Ovviamente nel disco ha trovato posto anche la nuova versione di Let’s Dance Together: “Mi piace la versione dei Poco, ma volevo ascoltarne una incisa in un modo un po’ differente”. Non è però l’unico brano del passato presente nel disco perché dal repertorio dei Buffalo Sprinfield arriva Kinda Woman in cui appare come ospite Neil Young alla chitarra: “Era un altro brano che volevo ri-registrare perché Heartbeat mi sembrava perfetto per quella canzone. Neil all’epoca non registrò questo brano perché, quando lo registrammo per la prima volta, aveva già lasciato la band. Sono molto contento di averlo come ospite in questa versione definitiva del brano, allo stesso modo sono contento che ci sia anche mia figlia Jesse. Cosa dovrei chiedere di più? Neil è stato l’unico a chiedermi di suonare insieme il brano in studio, ma purtroppo per problemi di tempo non è stato possibile. Tutto è stato fatto via “wave files”, volevo che nel disco ci fossero alcune particolari suggestioni, soprattutto per le parti vocali e così inviavo i file ai vari amici e loro me li rispedivano completi. Se non fosse stato per il Pro-Tools e la tecnologia di oggi, questo non sarebbe mai stato possibile. Il risultato è andato oltre le mie aspettative. E poi i musicisti che suonano in questo brano: Dan Dugmore, Chris Leuzinger, Michael Rhodes, Pete Wasner e Dennis Holt, sono stati fantastici”. I nuovi brani incisi per Heartbeat Of Love, mi danno lo spunto per chiedere a Furay del suo processo creativo: “Le canzoni mi arrivano sempre con un piccolo sforzo. Ho un vantaggio oggi, perché non è tutto quello che faccio. Quando ad esempio cammino o guido la macchina, se mi arriva una melodia io devo essere pronto. Così o con il mio cellulare o con qualche altro espediente cerco di fissarla in qualche modo. Qualche volta mi capita di fissarla in mente e se la ricordo quando torno a casa cerco di fare qualcosa per ricrearla. E’ interessante trovare le idee quando provo o quando faccio qualche jam per un po’ e poi quando torno a casa cerco di ripeterla. Di solito cerco di condividere le mie idee con Scott e vedere se riusciamo a trarne qualcosa di buono”. 
Molti dei nuovi brani sono nati dalla collaborazione con Scott Sellen e Jim Mason: “Scott è da più di vent’anni il mio miglior amico ma anche co-autore, musicista della mia live band e workship leader. Il nostro rapporto è ormai collaudato nel corso degl’anni, per questo disco ci siamo presi un po’ di tempo per migliorare le canzoni, perché sono molto personali per essere scritte in due. Abbiamo imparato a rifinire le canzoni dopo aver fatto crescere la struttura generale e la melodia. E’ divertente, è una sfida! Jim Mason, invece lo conosco da quando abbiamo lavorato su A Good Feeling To Know e Crazy Eyes. Lui ha prodotto il mio Dance A Little Light nel 1978 e siamo amici da lungo tempo. Io e Scott stavamo scrivendo e Jim è arrivato con alcune canzoni. Abbiamo scritto un bridge insieme e lui ci ha aiutato con un'altra canzone che avevamo cominciato a scrivere, Real Love”. L’amore è il filo rosso che lega ogni canzone di Heartbeat Of Love: “Ciò che ha ispirato questo disco è senza dubbio, la vita, mia moglie, l’amore, Dio e non necessariamente in quest’ordine. Dio è amore e la profondità del suo amore è dimostrato sulla Croce quando Lui ha amato il mondo dando il suo unico figlio generato. Chi crede in Lui avrà una vita immortale”. Richie Furay, è molto aperto al dialogo e il nostro discorso si sposta su tematiche più personali, come la sua tanto discussa conversione religiosa: “Ho ricevuto Gesù come mio personale Dio e Salvatore nel 1974 quando ero nella Souther Hillman Furay Band. Al Perkins divenne il chitarrista della band e lui mi introdusse alla fede salvifica in Cristo. All’inizio non volevo assolutamente che entrasse nella band perché ero sicuro che sarebbe stato di ostacolo al nostro successo. Ero sicuro di farlo fuori ma Chris (Hillman) insistette per Al e il resto è storia. Io sentii una chiamata nella mia vita per diventare pastore e misi da parte la mia vita nel rock. Poi dopo essere diventato Cristiano io e mia moglie ci siamo sposati e ormai siamo insieme da quarant’anni. La musica era la mia vita e sembrava che avessi perso tutto. Dio però è misericordioso e io sono qui di nuovo dopo venticinque anni a fare musica e a condividere la mia vita con la gente”. Gli ricordo poi che Sant’Agostino diceva che chi canta prega due volte: “Io sono un servo del Signore. Dio mi ha chiamato per pregare con le sue parole e mi ha donato la musica. Ho imparato negl’anni a bilanciare la mia vita secolare e la mia vita in famiglia. In chiesa posso pregare per incoraggiare la mia congregazione ma quando suono so che la gente paga il prezzo del biglietto per sentirmi cantare e voglio condividere con loro le mie canzoni e la mia vita. Spero in entrambi i casi di glorificare e onorare il Signore che mi ha dato questo dono e questa opportunità”. Mentre la nostra conversazione volge al termine, facciamo un salto nel passato nel 1967 ai tempi dei Buffalo Springfield: “Quando abbiamo cominciato a suonare insieme la scena di Los Angeles era qualcosa di fantastico. C’era molta musica di alto livello e grandi band. Io lasciai l’Ohio per andare a New York City e diventare un folksinger agli inizi degl’anni sessanta e non avevo idea di come sarebbe andata a finire. Una volta arrivato a Los Angeles cominciai a suonare ed era magnifico. La gente veniva a sentirti ogni sera e dopo ci sedevamo fuori in strada ad ascoltare i nostri idoli. Si suonavano tutti i generi della “nuova musica”. Il suono di Los Angeles aveva molti aspetti differenti in base a quello che sperimentavano band come Mamas & Papas, The Doors, The Turtles e Beach Boys. Gli Springfield sono stati una delle più grandi esperienze della mia vita, aver suonato con quei musicisti così bravi mi riempie di orgoglio. Certo la storia dei Buffalo Springfield è stata un po’ turbolenta e frustrante per me perché sembrava che facessimo un passo avanti e due indietro ogni volta. Era sempre una dura lotta per ogni cosa perchè Stephen e Neil volevano avere un peso differente nella band”. La fine dei Buffalo Springfield fu segnata dal disco Last Time Around: “Era un buon progetto ma molto individualizzato e non certo rappresentativo della band. Ognuno di noi aveva scritto delle canzoni e le aveva registrate da solo. Poi fummo io e Jimmy Messina a dare alla Atlantic qualcosa da poter pubblicare. Ci sono comunque alcune ottime canzoni, ma lontane dalla vera qualità della band”. Dalle ceneri dei Buffalo Springfield nacquero i Poco: “Sia io, sia Stephen, sia gli altri eravamo tutti impegnati in vari progetti personali. Io e Jimmy Messina cominciammo a frequentarci e decidemmo di dare vita ad una nuova band, una volta che i Buffalo Springfield si sciolsero definitivamente. Volevamo che ci fosse un po’ di country e un po’ di rock & roll. La storia dei Poco è differente da quella dei Buffalo Springfield, perché all’inizio speravo di sentirmi quasi in una famiglia ma le cose cambiarono presto. Grandi musicisti, grandi talenti, grandi cantautori ma era veramente difficile tenere la band insieme con i membri originali. I Poco sono stati una serie di band differenti, un po’ più country con la line up originale con Jimmy, un po’ più rock quando Paul entrò nella band. Quando cominciammo volevamo introdurre le nostre radici Rock & Roll nel mondo della musica country ma quando arrivò Paul passammo ad inserire le radici country nel Rock & Roll”. Alla luce di una carriera così intensa tra gli anni sessanta e settanta, è naturale chiedere, in conclusione, a Furay come valuta il suo ruolo nella storia del rock: “La storia parla da se. Certamente l’essere entrato nella R&R Hall Of Fame con i Buffalo Sprinfield per essere stato parte creativa di quella band, è una cosa importante. Poi l’essere stato un pioniere di quella musica che è diventata la più famosa al mondo con i Poco (che però non hanno avuto lo stesso successo degli Eagles), mi auguro parla da sé. Non voglio sembrare arrogante quando dico che ho creato I Poco che poi hanno aperto le porte agli Eagles. Glen Frey era sempre ospite a casa mia quando provavo con i Poco e due dei miei bassisti sono diventati membri degli Eagles. Significa che qualcosa di importante del nostro sound è presente nel loro”.


Richie Furay - The Heartbeat Of Love (Richie Furay Records/Calvary Chapel/I.R.D.)
***1/2 (Tre stelle e mezzo)

Dopo un lungo silenzio durato venticinque anni e interrotto solo da saltuarie apparizioni discografiche, Richie Furay torna sulle scene con un album mainstream di puro country rock e con tanti ospiti d’eccezione.
Richie Furay è stato uno dei protagonisti del country rock californiano, prima con i Buffalo Springfield ed in seguito con i Poco e la Souther Hillman Furay Band. Fatta eccezione della deludente reunion con i Poco nel 1989 e di due dischi a tema religioso incisi tra il 1997 e il 2004, di lui si erano quasi perse le tracce, essendosi dedicato da tempo alla sua comunità di Born Again Christians. Il desiderio di tornare a fare musica mainstream, è però tornato  all’improvviso durante le prove per il Dvd della reunion dei Poco, Keeping the Legend Alive, e così ha mobilitato alcuni dei suoi amici di un tempo e con loro, in piena rilassatezza ha inciso The Heartbeat Of Love. Eccoci così di fronte ad un disco di puro country rock come solo i Poco sapevano fare dove brillano tanto i brani nuovi (vedi la splendida Forever With You e My Heart Is Crying Tonight) tanto le due riletture Kind Woman dei Buffalo Springfield (con Neil Young alla chitarra e Kenny Loggins ai controcanti) e Let’s Dance Tonight dei Poco (con Sam Bush al violino), il tutto ovviamente condito da splendide armonie vocali (significative le partecipazioni di Stephen Stills, di Timothy B. Schmitt e della figlia Jesse) e chitarre scintillanti (splendide quelle di Al Perkins e Rusty Young). The Heartbeat Of Love, è un tuffo al cuore denso di nostalgia al quale non ci sottraiamo.


Richie Furay – Alive (Richie Furay Records/Calvary Chapel)
***1/2

Ad un anno dalla pubblicazione di Heartbeat Of Love l’ex Buffalo Springfield e Poco, torna con un album dal vivo.
Lo scorso anno avevamo salutato con entusiasmo Heartbeat Of Love, il ritorno alla musica mainstream di Richie Furay, ex membro di Buffalo Springfield e Poco, dopo anni trascorsi in volontario esilio a registrare dischi di musica religiose. A distanza di un anno esatto, esce Alive, doppio disco dal vivo registrato a Boulder, Colorado al Bluebird Theaters nel dicembre del 2007, nel corso del tour di supporto a Heartbeat Of Love. Furay ripercorre per intero tutta la sua carriera attraverso ventinove brani che spaziano dai classici del periodo con i Buffalo Springfield fino ai brani più recenti della sua produzione come solista, passando attraverso le esperienze con i Poco e la Souther, Hillman, Furay Band. Al suo fianco troviamo un eccellente e versatile band nella quale spiccano l’ottimo chitarrista Scott Sellen (ascoltate quello che fa su Through It All) e la figlia Jesse Furay alle armonie vocali. L’ascolto rivela un Furay in una forma vocale smagliante come dimostrano le ottime rese di classici come Flying On The Ground Is Wrong, Do I Have To Come Right Out And Say It, Nowadays Clancy Can't Even Sing contenute nel  medley dei Buffalo Springfield, Kind Of Woman molto vicina nell’arrangiamento a quella proposta in Heartbeat Of Love e Go and Say Goodbye di Stephen Stills. Splende sono anche le rese dei brani dei Poco come nel caso di Pickin Up The Pieces e Let’s Dance Tonight, della SHF Band (Belive Me) o le più recenti Heartbeat of Lovee Forever With You. Insomma un disco con i fiocchi che farà la felicità degli appassionati dell’epopea del country rock americano, che ritroveranno uno dei suoi eroi al top della forma.

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