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Hitchhiker: recensioni internazionali


Hitchhiker è il ritratto concentrato di un set acustico, registrato l'11 agosto 1976 e rimasto sconosciuto finché Young non l'ha menzionato nel suo secondo libro di memorie, Special Deluxe. Lì ricorda di aver interrotto l'esecuzione filata delle canzoni “solo per un po' d'erba, birra o coca”, e critica la sua performance dicendo che è “piuttosto impassibile”. Il che sembra un po' duro, visto quanto è intima la produzione curata da David Briggs e la forza pura delle canzoni: tutto sembra suggerire che l'album, con qualche sovraincisione e una maggior rifinitura, avrebbe potuto funzionare come il disperatamente cercato seguito di Harvest. Otto delle dieci canzoni sono emerse in successivi album di Young, in certi casi – come per “Powderfinger” (Rust Never Sleeps, 1979) e la stessa “Hitchhiker” (Le Noise, 2010) – in forme radicalmente diverse. E tanto di cappello alle due tracce inedite. “Give Me Strength” possiede la nobile fragilità di gran parte dei lavori younghiani dall'appeal più commerciale, e talvolta è stata ripresa in concerto, ma “Hawaii” è quella che spiazza davvero, un mix tra lo stile blues narrativo di “Ambulance Blues” e il fingerpicking di [Bert] Jansch che ci fa meravigliare di cos'altro giace in segreto nei suoi archivi.
Uncut
voto 9 (su 10)


Hitchhiker è una rara pubblicazione d'archivio che affascina tanto il fan incallito quanto l'ascoltatore casuale. Registrato in una sola notte nel 1976, cattura Neil Young in studio in un mood stile “un uomo e la sua chitarra e un piano” (e qualche sostanza che altera la sua mente). Tutte le canzoni a parte due sono state pubblicate su altri album, ma molte di esse qui brillano nella loro incarnazione più primitiva, rispetto alle versioni registrate successivamente. La resa acustica del solo Young su classici quali “Powderfinger” e altri apparsi su Rust Never Sleeps, è particolarmente riuscita. Delle due “nuove” canzoni, “Hawaii” poteva anche restare nel cilindro ma “Give Me Strenght” è un regalo dal periodo più classico di Young. Il titolo, Hitchhiker, si può interpretare letteralmente, in un certo senso. Il ciclo di canzoni vedono Young viaggiare per l'America sia nello spazio che nel tempo, da Pocahontas alle vittime dei galeoni in “Powderfinger”, fino agli allora contemporanei politici, ammettendo che “persino Richard Nixon ha un'anima”. Nelle dieci semplici canzoni, Young sembra scorticare l'anima americana, in effetti, piangendo il massacro dei bufali e al contempo riconoscendo Marlon Brando come un'icona. Le convinzioni e l'attivismo nei confronti della pace e dell'ambiente restano gli stessi, per Young, anche 40 anni dopo, ed è per questo che Hitchhiker, più che un reperto, sembra il pezzo mancante di una conversazione che sta ancora avendo luogo.
Under the Radar
Voto 8 (su 10)

“Pronto Briggs?”
Immaginiamo che la risposta silente alla domanda che Neil Young rivolse al produttore David Briggs l'11 agosto 1976, fu affermativa. Poi Young si lanciò in dieci canzoni suonando in acustico di fronte a una sola persona. Chi non avrebbe voluto essere una mosca sul muro per assistere?
Se queste registrazioni siano state realizzate allo scopo di diventare un album poi mai uscito (fino a ora) o per essere delle demo ben registrate (più facilmente), è comunque sorprendente ascoltare Young srotolare queste gemme entro gli intimi confini di uno studio di registrazione. Sebbene otto canzoni siano apparse in versioni diverse […], c'è un'intimità e una freschezza in queste esecuzioni che è affascinante e sottilmente potente. Due tracce sono inedite assolute.
Young proveniva da una trilogia di album eccezionali, On The Beach, Tonight's The Night e Zuma (saltiamo l'album della Stills-Young band del 1976, un benintenzionato passo falso), dunque da un punto di vista creativo era vicino all'apice. La resa spoglia e dal vivo, in studio, di canzoni come “Powderfinger”, “Pocahontas” e “Human Highway” […] vede Young impacchettare la sua esile ma risoluta voce su composizioni che molti considereranno tra le sue più raffinate.
Le due tracce inedite sono altrettanto valide, sebbene non siano dei classici perduti. Sulla schitarrata ritmata di “Hawaii”, Young scivola nel falsetto quando canta la parola del titolo, e la canzone sembra una storia non conclusa di un amico che lo cerca per aiuto. Con “Give Me Strenght”, Young racconta di una relazione che si inacidisce con ferite e dolori, che si rispecchia nella sua inconfondibile e solitaria armonica. Questo, come tutto il resto delle gemme contenute in questo scrigno, è davvero un tesoro per i fan di vecchia data.
American Songwriter
Voto **** (su 5)

Le aspettative spesso non coincidono con la realtà. Per fortuna questo non capita per Hitchhiker, il più recente degli album d'archivio di Neil Young. […] Hitchhiker vede Neil Young durante un apice creativo. […] Per quante sostanze possa aver consumato quella notte, non c'è niente di zoppicante nelle registrazioni. Con la sua tipica scioltezza, Young canta con assoluta convinzione e solo raramente fa degli scivoloni. Realizzato senza preavviso, con le canzoni che scorrono senza sforzo una dopo l'altra, Hitchhiker non può essere considerato un lavoro concluso in modo meticoloso e attento, ed è questo probabilmente a renderlo così affascinante all'ascolto. Fatto di getto senza sovraincisioni, né di voci né di altri strumenti, Hitchhiker offre un'istantanea o un "progetto di canzoni" le quali, in gran parte, sono state sviluppate completamente più avanti. Visto in questa luce, Hitchhiker potrebbe essere semplicemente la miglior demo antecedente a Nebraska [di Springsteen, ndt] che qualcuno abbia mai avuto il privilegio di ascoltare.
Una buona dose del fascino posseduto da un'uscita come Hitchhiker è dovuta alle rarità e alle canzoni inedite. “Hawaii” e “Give Me Strength” non sono mai state pubblicate da nessun altra parte, mentre la canzone che dà il titolo ha visto la luce soltanto quando Young l'ha ri-registrata per Le Noise nel 2010. “Hitchhiker” è la più interessante delle tre, ma è una canzone che non ha mai raggiunto il suo potenziale. È una di quelle bizzarre ballad con cui Neil ha sempre combattuto, raramente azzeccandoci. Alcune delle idee sono state rimaneggiate in “Crime In The City” (Freedom, 1989) ma nella sua forma originale la canzone tratta dell'abuso di droghe. A differenza di “Too Far Gone” o “The Needle And The Damage Done”, però, non funziona fino in fondo perché manca di un nucleo emozionale o narrativo. È una delle canzoni che Young ha continuato a eludere. Nonostante i miglioramenti sonori che fanno da collante alla narrazione che caratterizzano la versione di Le Noise, il testo continua a stridere e a non fluire con semplicità. […]
Nessuno dovrebbe acquistare Hitchhiker aspettandosi di ascoltare le versioni definitive delle canzoni che contiene. Invece, agli ascoltatori è data l'opportunità di sentire un artista di talento che comunica la gioia che ovviamente prova nel fare musica, esplorando e concentrandosi sulle sue più recenti composizioni. Nel suo insieme l'album offre una fotografia inestimabile del processo produttivo di un artista che ha sempre messo davanti a tutto il resto la spontaneità e il collegamento emotivo diretto. […]
Separate dalla successiva mitologia e dalla conoscenza di cosa sono poi diventate, ciascuna delle canzoni è bellissima in queste esecuzioni. La resa di Young è così fresca che le canzoni sembrano delicate quanto un disegno sulla sabbia, in attesa di essere spazzate via dalla marea che giunge. Grazie a David Briggs e al suo registratore, sono state preservate. […]
Paste Magazine
Voto 9.1 (su 10)

Hitchhiker segna un momento cruciale nella serie di pubblicazioni d'archivio che Neil Young sta facendo uscire. Anziché il classico disco live, questo è un tesoro nascosto e prezioso: 10 canzoni mai uscite prima registrate in studio durante un'unica sessione acustica, l'11 agosto 1976. Young in quel momento non era molto preso dallo spirito del bicentenario del paese. Finalmente riunite anziché sparse in vari dischi successivi, “Powderfinger”, “Captain Kennedy” e “Pocahontas” sono intrise di violenza e suonano come una tagliente risposta alla storia “dilavata” dell'America offerta durante il 200° anniversario.
Nell'inedita “Give Me Strenght”, incentrata sul fallimento di una relazione, è in modalità solitaria. L'altra inedita, “Hawaii”, è una spettrale ballad su uno straniero misterioso. “Campaigner” simpatizza per Nixon e la versione qui inclusa contiene un verso inedito sulla precedente versione di Decade: “Gli speaker parlano, ma la verità trapela ancora”. La maggior sorpresa è la title-track, selvaggia e imperturbabile nel ritrarre la fama, “luci al neon e notti infinite”, la paranoia e la cocaina. Young l'ha pubblicata nel 2010 su Le Noise in versione elettrica e con un verso in più dove ringrazia i suoi figli. Nel 1976 non c'era nessuno a confortarlo: è un viaggio attraverso il passato, ma molto oscuro.
Rolling Stone
Voto ****1/2 (su 10)


Altre recensioni in breve (da Metacritic)

Sebbene Young sia nel giusto quando afferma che Hitchhiker è un “lavoro completo” - sostenuto da una dolcezza crepuscolare dall'inizio alla fine – non è certo un album rifinito. Spesso sembra che Young stia cantando come se non gli importasse che la sua musica venga ascoltata da un pubblico più vasto, ma la presenza di Briggs ai comandi garantisce che il disco non sia solo una grezza demo.
Allmusic
Voto **** (su 5)
 


Nonostante Young sia pieno di alti e bassi tra le sue costanti uscite discografiche, non c'è dubbio che ciascuno dei suoi 38 album in studio sia il risultato di una particolare visione, e Hitchhiker vive grazie alla fugace visione catturata in un'unica notte nel 1976.
Exclaim
Voto 8 (su 10)

Privato dei Crazy Horse e della maestosa chitarra elettrica di Young, “Powderfinger” assume la sua forma naturale come antica ballad folk, mentre l'inquietante “Pocahontas” senza sovraincisioni è nuda e vulnerabile.
The Independent UK
Voto **** (su 5)

E' l'abilità nel rendere ciò che è familiare e quotidiano in una forma sensibilmente diversa, e la potenzialità di riscoprire ciò che questo consente, a fare di Hitchhiker – con tutte le sue sbavature – un disco fondamentale per i fan di Neil Young.
The Line of Best Fit
Voto 8 (su 10)

Uno sguardo affascinante su un giorno nella vita di un artista nel suo assoluto apice creativo.
Consequence of Sound
Voto 8.3 (su 10)


Altre
Record Collector - Voto 8 (su 10)
Spin - Voto 8 (su 10)
The Times - Voto *** (su 5)
The AV Club - Voto 8.3 (su 10)
Pitchfork - Voto 8.3 (su 10)
Los Angeles Times - Voto 8 (su 10)
The Observer - Voto 8 (su 10)
Drowned in Sound - Voto 7 (su 10)
Evening Standard - Voto **** (su 5)
Cltampa - Voto ***** (su 5)
The Irish Time - Voto **** (su 5)
Lemonwire - Voto 8 (su 10)
Glide Magazine - Voto 9 (su 10)
Financial Times - Voto *** (su 5) 
NPR - Rece positiva
Vulture.com - Rece positiva
The Young Folks - Rece positiva
Ultimate Classick Rock - Rece positiva 

Traduzioni: MPB, Rockinfreeworld

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